Queste sono le piccole belle notizie che vorremmo leggere sui giornali.
Un uomo rischia la propria incolumità per salvare un cane randagio bloccato dalla forte corrente di un canale. 10 passanti uniti a lavorare in sinergia per risolvere l’emergenza. Ed altri immobili a filmare la catena umana che tira su il cane dalla sponda altrimenti invalicabile.
Il paragone tra l’impegno che ci hanno messo queste persone a salvare un povero animale e la direzione che ha intrapreso la nostra società negli ultimi anni è stridente.
Nel periodo in cui imperversa l’atteggiamento autodistruttivo del tutti contro tutti, sono questi i gesti da cui trarre ispirazione.
Per porre rimedio all’enorme disastro ambientale che abbiamo procurato al pianeta per il semplice fatto di esistere e consumare, dobbiamo esser disposti ad abbandonare la nostra comoda posizione di osservatore.
E sì, l’elefante nella stanza di cui nessuno parla apertamente si chiama homo sapiens sapiens.
Per la precisione 7 miliardi e 700 milioni di homo sapiens sapiens che per il solo fatto di essere nati e consumare risorse, sono responsabili diretti o indiretti della distruzione di forme di vita ed interi ecosistemi naturali sfruttati per ottenere quelle vitali risorse. Tutti colpevoli, nessuno escluso. Più siamo, più consumiamo e più ecosistemi vengono invasi e/o danneggiati irrimediabilmente. Semplice. Molto semplice, forse troppo semplice da capire?
Una volta capito questo che fare?
Pensate se ci fosse più d’una persona disposta a rischiare la propria vita per il bene di un “misero” cane, cosa potrebbe fare una comunità di persone con tale atteggiamento, unite l’una all’altra nel comune obiettivo di salvare il pianeta da noi stessi e dalla nostra società dei consumi sfrenati?
Pensare che un vice primo ministro, un papa o un direttore di banca, sia disposto a sacrificarsi per qualcuno e scendere in prima persona in un torrente in piena, per un animale poi, è un’idea per certi versi esilarante. Ma la classe politica, religiosa e finanziaria è solo lo specchio della nostra società. Non v’è dubbio alcuno che elettori marci producano governanti marci. Gli elettori eleggono politici che millantano soluzioni facili e zero sacrifici. Chi vorrebbe rinunciare all’automobile, ai viaggi in aereo ed ai tanti beni superflui che ci siam comprati od ai quali aspiriamo? Politici onesti che sostengano sia necessario fare molti sacrifici non verranno mai eletti da chi non ne vuole fare. Men che meno costituiranno la maggioranza in qualsivoglia paese. A meno che…..
A meno che non si cominci a lasciare dietro di noi le sicurezze ed i privilegi acquisiti ed imitare quella persona coraggiosa in mezzo alla corrente. Una volta disposti ad abbandonare il superfluo e scendere in mezzo ai flutti per il bene comune o per un singolo in difficoltà, allora e solo allora potremo osservarci intorno e capire quanti siamo. Potremo capire che la comunità di cui vogliamo fare parte e con cui costruire qualcosa di nuovo, degno e duraturo è laggiù attorno a noi e non sulla banchina a filmarci, applaudirci, predicare o fare comizi. Questo dobbiamo fare, contare esclusivamente su quelle persone che scendono ogni giorno in mezzo alla corrente; strette mano nella mano per il bene comune, consce che il risultato e la vita delle altre persone è nella forza con cui si stringono mani ed alti ideali che ci accomunano. E la grande forza di tali esempi è l’unica che puo’ cambiare quello spettatore passivo appoggiato alla ringhiera virtuale e trasformarlo nella parte essenziale di quella catena.
E’ ora di diventare adulti nel mondo reale e prenderci le nostre responsabilità.
Cambiare noi stessi in primis è il primo passo di una lunga strada in buona compagnia